Supply-chain farmaceutiche: come gestire la crescente complessità dei mercati

supply-chain farmaceutiche

Le supply-chain farmaceutiche sono diventate globali e complesse, insieme alla crescita esponenziale del settore registrata negli ultimi anni.

Secondo una recente analisi di McKinsey, negli ultimi due decenni, il valore mondiale dei beni farmaceutici scambiati è sestuplicato, passando da 113 miliardi di dollari nel 2000 a 629 miliardi di dollari nel 2019.

In mezzo a questa crescita, le supply-chain farmaceutiche sono diventate sempre più globali e complesse da gestire. Con più outsourcing, nuove modalità e nuovi modi per raggiungere i pazienti, diventa quindi fondamentale assicurarsi che possano resistere agli shock del mercato.

Supply chain: come sta evolvendo il settore farmaceutico

Sempre più aziende stanno esternalizzando la produzione ed esplorando nuovi modi per raggiungere i propri pazienti. Per alcuni prodotti, questo si traduce in catene di approvvigionamento così articolate da iniziare in Asia e circumnavigare il globo due volte.

Secondo un recente sondaggio del McKinsey Global Institute, quasi il 50% dei dirigenti del settore afferma che le supply-chain farmaceutiche rappresentano una vulnerabilità critica. Attraverso una gestione rigorosa del rischio e l’utilizzo di tecnologie digitali è tuttavia possibile anticipare e rispondere meglio agli shock, diventati sempre più comuni.

Le interruzioni sono diventate comuni

Disastri naturali, tensioni commerciali internazionali, attacchi informatici e pandemie globali sono solo alcuni degli shock che possono immobilizzare le aziende farmaceutiche e le loro supply-chain di riferimento.

Se da un lato le aziende farmaceutiche sono in qualche modo più isolate dagli shock della supply-chain rispetto ad altre industrie, perché generalmente detengono livelli di scorte più elevati, ci sono comunque una serie di elementi da tenere sotto controllo.

Cyber-attacchi e controversie commerciali

Ad esempio, nel 2017 Merck ha riferito che un cyber-attacco avvenuto nel giugno 2017 ha influito negativamente sulle entrate del quarto trimestre del 2017 per 125 milioni di dollari e per il 2017 e il 2018 rispettivamente per 260 milioni di dollari e 150 milioni di dollari.

Nell’industria farmaceutica, i cyber-attacchi e le controversie commerciali creano il maggior rischio di interruzione della catena di fornitura. Ciò è dovuto principalmente all’abbondante conoscenza proprietaria del settore, all’intensità di capitale, ai flussi di dati internazionali e al moderato livello di digitalizzazione. Le controversie commerciali rappresentano una minaccia a causa degli alti livelli di commercio internazionale del settore e della pressione a de-localizzare parti della catena di fornitura per ragioni economiche.

Dipendenze regionali e potenziali spostamenti delle supply-chain

Sebbene le supply-chain farmaceutiche siano più globali di quelle di altri settori, le aziende spesso si riforniscono di materiali critici da un’unica regione.

Le aziende possono ridurre la loro esposizione a singole fonti e ad altri rischi della catena di approvvigionamento diversificando l’acquisto dei materiali.

Per le aziende farmaceutiche, le delocalizzazioni sono spesso guidate da fattori non economici, come il desiderio dei governi di rafforzare la sicurezza nazionale e diventare più autosufficienti. Ad esempio, il governo indiano sta cercando di aumentare la produzione interna di farmaci sfusi e dispositivi medici con un piano di stimolo da 1,3 miliardi di dollari.

Il governo austriaco, allo stesso modo, sta investendo congiuntamente con Sandoz International per sostenere la produzione di antibiotici presso lo stabilimento locale dell’azienda, per garantire che il paese sempre abbia una fornitura adeguata.

Costruire la resilienza della catena di approvvigionamento

Sempre secondo l’analisi di McKinsey, la resilienza della catena di approvvigionamento richiede tre elementi: trasparenza end-to-end, stress-testing e rivalutazione di routine, esposizione ridotta agli shock.

  1. Trasparenza end-to-end – Mappatura dei fornitori per livello, per avere una visione end-to-end della supply-chain e identificare le vulnerabilità. Ma anche una chiara comprensione del modo in cui i prodotti sono sviluppati, consegnati e conservati. Per avere un quadro chiaro diventa vitale la raccolta di dati da fonti interne ed esterne.
  2. Stress-test e rivalutazione di routine – Modelli di simulazione e pianificazione dello scenario per anticipare vulnerabilità, quantificare l’impatto potenziale e mitigare gli effetti.  Questo permette di progettare e implementare le proprie azioni con un margine di sicurezza maggiore.
  3. Riduzione dell’esposizione agli shock – Una delle strategie più comuni per costruire la resilienza è quella di espandere la rete di fornitori. Ma il multisourcing non è l’unica risposta. Un’azienda può anche trovare un migliore equilibrio tra i livelli di inventario just-in-time e just-in-case. Molte aziende stanno sperimentando tecnologie che permettono cambiamenti rapidi tra i fornitori e analisi avanzate che aiutano a prevedere meglio le sfide potenziali.

I rischi delle catene di fornitura farmaceutiche dovrebbero essere incorporati nella pianificazione strategica d’impresa, con una governance strutturata per garantire che le decisioni siano prese e attuate al giusto livello e al momento giusto. Per farlo, le aziende del settore devono dotarsi di strumenti di identificazione e analisi del rischio, magari creando un vero e proprio ‘comitato di rischio’ interno che sia responsabile della sua valutazione e gestione in tutta l’azienda.

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