Un decennio d’oro per l’economia italiana? Sono in molti a scommetterci

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Ci dobbiamo aspettare un decennio d’oro per l’economia del Bel Paese? Secondo diversi analisti internazionali, la risposta è sì. A fare da traino certamente l’Export, ma anche una risposta eccezionale alla pandemia. A cui si aggiunge la figura di Mario Draghi.

Che quest’anno l’export italiano stia registrando ottimi risultati è ormai cosa nota. Ciò che sorprende, piuttosto, è il giudizio decisamente positivo espresso da economisti internazionali circa il futuro del nostro paese.

13D Research & Strategy, società di ricerca indipendente con sede negli USA, parla addirittura di “un decennio d’oro per l’economia” italiana.

Alfred Kammer, direttore del Dipartimento Europeo del FMI, ha recentemente dichiarato che l’Italia è in una «forte fase di ripresa» grazie alle misure che il governo ha saputo adottare per proteggere l’economia e consentire una ripartenza in sicurezza. Dello stesso avviso il report di JP Morgan intitolato «Forte crescita, con Draghi che porta cambiamenti radicali». Laurence Boone – Capo economista dell’Ocse – intervistato dal Financial Times ha affermato che «l’Italia è oggi nella posizione di resettare l’economia».

E ancora, Pantheon Macroeconomics sostiene che la produzione industriale italiana crescerà più che in altri Paesi. Mentre Goldman Sachs pone l’accento sugli stimoli che arrivano dal Recovery Fund, che “porteranno gli investimenti pubblici sui livelli precedenti al 2007”.

Un decennio d’oro per l’economia? Le ragioni dell’ottimismo

  • Export, volano dell’economia. Da sempre l’Italia ha una vocazione per le esportazioni, grazie alle sue tante eccellenze. Dall’agroalimentare, al design e alla componentistica, l’export ha registrato quest’anno cifre record, nonostante i numerosi effetti nefasti provocati dalla pandemia. In particolare, l’agroalimentare ha toccato i 50 miliardi (+15%), con una performance eccezionale del vino, che raggiunge quota 7 miliardi. La moda è cresciuta del 22% – con un +70% delle esportazioni verso la Cina e un +29% verso la Francia.
  • Il ruolo di Mario Draghi. Gli analisti di 13D Research pongono l’accento sull’autorevolezza di Draghi. Con la sua esperienza, credibilità e predisposizione “al fare” più che al “parlare”, il premier italiano ha certamente fatto aumentare la fiducia di investitori, analisti e imprenditori verso l’Italia. Anche se dovesse salire al Colle, per 13D Research il risultato non cambierebbe: «Come presidente della Repubblica, Draghi avrà ancora molto potere: se riuscirà ad implementare le riforme durante la permanenza al Governo, non importa chi verrà dopo di lui perché nessuno potrà più cambiare l’impostazione».
  • Gli investimenti. JP Morgan sottolinea come gli investimenti fissi in Italia siano cresciuti del 5% oltre i livelli pre-Covid, superando le altre economie europee. A sostenere gli investimenti, due elementi: i fondi europei del Next Generation Eu e le riforme strutturali avviate nel paese. Riforme che stupiscono positivamente gli analisti di Deutsche Bank: «è impressionante come siano state varate velocemente», commentano in un rapporto.
  • La campagna vaccinale. La modalità con cui l’Italia sta affrontando la campagna vaccinale è certamente guardata positivamente dal resto d’Europa. Per Alfred Kammer, direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, «i vaccini sono stati un game changer» per il nostro paese e per le sorti della sua economia. Dopo un avvio stentato, la campagna di vaccinazione nel nostro paese ha raggiunto risultati molto soddisfacenti e superiori a molti altri paesi dell’Unione.

Si tratta di un ottimismo motivato?

I risultati e le prospettive del governo Draghi già basterebbero a delineare un quadro positivo e ottimista per il futuro.

Tuttavia, sebbene la fiducia sul Paese si senta anche nei mercati finanziari, qui il game changer ancora non è così esplicito. Gli investitori internazionali restano cauti. Il quadro, del resto, dipende molto dalla crescita che il Paese riuscirà a generare: se la crescita non continuasse, allora emergerebbero i problemi di deficit e debito.

L’atteggiamento prudente è in parte imputabile anche alla crisi energetica che sta minacciando la ripresa economica globale. Il caro prezzi e il ritardo nelle consegne delle forniture sono elementi da considerare con attenzione, in Italia come all’estero, perché possono condizionare pesantemente la ripresa dell’economia.

Ieri, intanto, è stata “licenziata”, con l’invio alla Commissione Europea, la manovra di Bilancio, con un deficit previsionale di € 23,45 miliardi. Con fisco, imprese e sanità ai primi posti per livello di spesa.

Gli elementi per concretizzare un ‘decennio d’oro’ dell’economia italiana ci sono tutti. Adesso non vanno sprecati.

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