La crisi energetica minaccia la ripresa dell’economia globale: cosa ci aspetta?

crisi energetica globale

Mentre l’economia globale prova a rialzarsi dalla crisi, l’improvvisa crisi energetica che sta colpendo il mondo minaccia le catene di approvvigionamento già sotto stress, agita le tensioni geopolitiche, e solleva domande circa la preparazione del pianeta ad affrontare una rivoluzione energetica green.

L’energia è così difficile da ottenere in questo momento che alcune province della Cina stanno razionando l’elettricità, le centrali elettriche in India sono sul punto di esaurire il carbone, gli europei stanno pagando prezzi altissimi per il gas naturale liquefatto e il prezzo medio della benzina si è impennato dagli Stati Uniti all’Europa, registrando il livello più alto dal 2014. Nel Regno Unito, a settembre, sono fallite nove piccole società fornitrici di energia che complessivamente servivano 1,73 milioni di clienti.

Le ragioni della crisi energetica globale

Quando la pandemia ha sconvolto il mondo all’inizio del 2020, le riserve di gas erano abbondanti e il prezzo era al minimo. La produzione di gas, carbone e petrolio è stata drasticamente ridotta quando le economie sono entrate in crisi.

Con la ripresa dell’economia globale, si è poi registrata una crescita esponenziale della domanda. Una crescita che ha fatto aumentare i prezzi di queste materie prime, che in alcuni casi sono ulteriormente cresciuti a causa di enormi problemi legati a logistica e distribuzione globale, a loro volta causati dalla pandemia.

Altri fattori riguardano il clima. Le temperature insolitamente basse registrate nell’emisfero boreale lo scorso inverno hanno ridotto le scorte più del previsto, in particolare nell’Unione Europea, dove le riserve sono ai loro minimi storici dal 2013.

A questo si aggiunge una serie di uragani che hanno forzato la chiusura delle raffinerie di petrolio del Golfo, la svolta negativa nelle relazioni tra Cina e Australia (che ha portato Pechino a smettere di importare carbone da Down Under) e un prolungato periodo di calma sul Mare del Nord che ha fortemente ridotto la produzione di turbine eoliche che generano elettricità.

In un mondo così interconnesso e globale, sembra quindi che la crisi si stia irradiando da un mercato energetico all’altro. Gli analisti di tutto il mondo esprimono la propria preoccupazione circa le carenze e i prezzi elevati, quali fattori che possono paralizzare gravemente la ripresa economica.

Mentre i leader mondiali si preparano a riunirsi a Glasgow, in Scozia, alla fine del mese per la conferenza sul clima, i sostenitori delle energie rinnovabili dicono che la crisi mostra la necessità di allontanarsi ulteriormente dal carbone, dal gas e dal petrolio, mentre i prezzi di queste materie prime aumentano. I loro critici sostengono proprio il contrario: l’eolico e il solare si dimostrano insufficienti a sopperire alle richieste energetiche e non rappresentano al momento una valida alternativa alle fonti non rinnovabili.

La crisi energetica è cominciata in Cina

La crisi energetica è emersa inizialmente in Cina, il primo produttore mondiale, quando nel 2021 la domanda globale dei suoi prodotti è improvvisamente e inaspettatamente cresciuta. Le scorte di carbone erano già basse, e l’inasprimento dei rapporti con l’Australia ha impedito di riempirle rapidamente. Le compagnie elettriche si sono invece rivolte al mercato spot del gas naturale liquefatto (LNG), e il suo prezzo è salito. In Asia, il prezzo spot, è passato da meno di 5 dollari nel settembre 2020 a più di 56 dollari questo ottobre.

Come risultato, sono state attuate delle restrizioni sul consumo di energia in due terzi della Cina, interrompendo la produzione delle fabbriche e limitando l’uso di energia nella vita quotidiana.

L’impatto della crisi energetica in India

Una simile crisi energetica si sta verificando in India, che ha visto un eccesso di fornitura di elettricità all’inizio di quest’anno, quando una devastante ondata di coronavirus ha lasciato le fabbriche inattive e le strade vuote.

Oggi l’India sta affrontando una situazione inversa: carenze di energia e potenziali blackout che colpiscono il suo settore manifatturiero in ripresa.

Secondo i dati della Central Electricity Authority of India, quasi l’80% degli impianti a carbone del paese sono in fase critica, o “supercritica”, il che significa che le loro scorte potrebbero esaurirsi in meno di cinque giorni.

Durante il fine settimana, il primo ministro di Delhi, Arvind Kejriwal, ha scritto al primo ministro, Narendra Modi, che la capitale “potrebbe affrontare un blackout” se le centrali elettriche non ricevessero più carbone.

Secondo gli analisti, la carenza di carbone si estenderà probabilmente per cinque mesi e il governo indiano dovrà presto affrontare scelte difficili. Già i produttori indiani di alluminio si sono lamentati della mancanza di energia che ha portato le fonderie a fermarsi.

La situazione in Europa

In Europa, dove i prezzi dell’energia stanno raggiungendo livelli record, esiste un rischio potenziale intrinseco di instabilità sociale, oltre ad una serie di problemi legati a possibili blackout e riduzioni delle forniture.

Il governo francese, per evitare una ripetizione del movimento di protesta dei “gilet gialli” scatenato nel 2018 tra l’aumento dei prezzi del carburante e una proposta di tassa sul gas, il mese scorso ha annunciato uno “scudo sui prezzi” che bloccherà ulteriori aumenti del prezzo di gas ed elettricità.

In Spagna, il governo ha anche approvato misure di emergenza, cercando di aiutare le famiglie povere a pagare le bollette dell’elettricità e frenando quelli che il primo ministro Pedro Sánchez ha descritto come “profitti straordinari” delle aziende energetiche.

Nel Regno Unito, la crisi ha portato ad un forte rincaro dei prezzi e ad una carenza di benzina che ha portato a lunghe file per i rifornimenti. La situazione nell’area è particolarmente complessa a causa della Brexit, che ha ampiamente complicato la situazione dei trasporti e delle forniture nell’isola.

In Italia, allo stesso modo, sono stati già preannunciati gli aumenti delle bollette di luce e gas. Nonostante l’intervento del governo Draghi per attutire il rincaro, gli italiani dovranno comunque mettere mano al portafogli. Il ministro Cingolani ha prospettato un aumento che potrebbe variare dal 31% al 42%. Si stimano anche circa 4 miliardi di euro stanziati dal Governo per frenare gli aumenti, che serviranno a tutelare principalmente le fasce più deboli.

Il ruolo dell’idrogeno, una speranza per il futuro

Tra le fonti di energia rinnovabili emerse negli ultimi anni come chiave di volta contro inquinamento e surriscaldamento globale, l’idrogeno ha una posizione di rilievo.

A rendere l’idrogeno così appetibile rispetto ad altre energie rinnovabili è il suo possibile utilizzo in quelle industrie ad alta intensità di emissioni e impatto ambientale per i quali l’opzione dell’elettrificazione non risulta efficace. Trasporti, produzione di acciaio,  metallurgia, chimica e industria del riscaldamento: in tutti questi settori l’idrogeno potrebbe azzerare l’impiego di gas di origine fossile e fornire anche un’alternativa più efficiente grazie alla sua facilità di stoccaggio.

A livello mondiale è il Giappone a guidare la rivoluzione dell’idrogeno, puntando ambiziosamente ad una società decarbonizzata entro il 2050. Ma non è il solo paese a considerare la scelta dell’idrogeno come vincente.

Attualmente la Norvegia – il più grande produttore di gas dell’Europa occidentale -si sta orientando in maniera significativa verso l’utilizzo di idrogeno. L’azienda norvegese Equinor Asa sta massicciamente investendo nella ricerca e sviluppo dell’idrogeno verde, con l’obiettivo di raggiungere una fetta di mercato almeno del 10% entro il 2035.

A livello italiano, Snam – il principale operatore italiano per il trasporto e la fornitura del gas naturale nel nostro paese – ha recentemente lanciato HyAccelerator, un programma di accelerazione di startup su scala globale focalizzato sull’idrogeno.

Alla fine di settembre, inoltre, Snam e IRENA (International Renewable Energy Agency) hanno annunciato un accordo di partnership volto a sviluppare l’idrogeno basato su fonti rinnovabili (idrogeno verde) per sostenere la transizione energetica in tutto il mondo.

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